IL PROBLEMA DELL'ORA PRESENTE
ANTAGONISMO TRA DUE CIVILTA'

 

Per Enrico Delassus
Dottore in teologia
Traduzione italiana sulla 2.a edizione francese corretta ed aumentata
Di Don Natale Reginato
Arciprete di Santa Bona
Volume Primo
ROMA

Desclée e C. Tipografi Editori
Piazza Grazioli (Palazzo Doria)
1907

Imprimatur p. fr. Albertus Lepidi Ord. Pred.
S. P. A. Magister
Imprimatur Josephus Ceppetelli, Archiep. Myr.
Viceregens

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O MARIA!
IN QUESTI GIORNI IN CUI
SU TUTTI I PUNTI DEL MONDO
I VOSTRI FIGLI
GLORIFICANO LA VOSTRA IMMACOLATA CONCEZIONE
SCHIACCIATE
SOTTO IL VOSTRO PIEDE VERGINALE
GIUSTA IL POTERE CHE VI FU CONCESSO
LA TESTA DEL SERPENTE INFERNALE
CHE VOMITA SOPRA DI NOI IL SUO MORTALE VELENO
E
DEGNATEVI GRADIRE
L'OMAGGIO DI QUESTO LIBRO
SCRITTO
COI SENTIMENTI E COLLO SPIRITO
CHE DIO HA MESSO IN CUORE ALLA VOSTRA POSTERITA'
IN LOTTA COLLA POSTERITA' DI SATANA
DEGNISI LA VERGINE IMMACOLATA
SPANDERE SULL'OPERA, SULL'AUTORE E SUI LETTORI
LE SUE PIU' ELETTE BENEDIZIONI

La prima edizione di questo libro comparve nell'anno giubilare della definizione della Immacolata Concezione.

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A Mons. Enrico Delassus
Direttore della Semaine Religeuse di Cambrai
Cambrai, il 14 giugno 1904
nella festa di Nostra Signora della Treille

Caro Monsignore,
Ecco dunque riuniti in due volumi, sotto il titolo di Problema dell'ora presente, gli studi importanti che avete pubblicati nella Nostra Settimana religiosa sulla crisi gravissima che attraversa oggi la società.
Voi mi chiedete l'Imprimatur per quest'opera; ve lo concedo ben volentieri, Monsignore, ed aggiungo, che avendo vivamente desiderato la pubblicazione in volumi di questo considerevole lavoro, io vi felicito d'averlo scritto e vi ringrazio d'avere appagati i miei desideri.
Quest'opera sarà sommamente utile per illuminare le menti intorno alla nostra condizione presente e per far conoscere i mezzi d'unione.
Gradite, carissimo Monsignore, nuovamente l'espressione dei miei sentimenti di alta stima e d'affettuosa devozione in Nostro Signore.

+ M. A. SONNOIS
Arcivescovo di Cambrai

NOTA. L'ordine indicato dal titolo dell'opera ha reclamato molte questioni che non erano state trattate nella Semaine Religeuse. L'imprimatur, ut supra, è stato accordato dietro la testimonianza di Mons. Hautecoeur, cancelliere dell'Università cattolica di Lilla, incaricato di esaminare l'opera. La nuova edizione, comprendendo nuove tesi e molte addizioni ai capitoli dell'edizione precedente, è stata sottoposta ad un nuovo esame, affidato al canonico Quilliet, decano della Facoltà di teologia a Lilla.

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Il 10 agosto 1904, il libro intitolalo Il Problema dell'Ora Presente fu presentato a S. Santità colla seguente lettera

Beatissimo Padre,
In questo primo anniversario del giorno benedetto in cui Nostro Signor Gesù Cristo ha scelto la vostra Augusta Persona in mezzo al suo popolo per conferirvi i suoi divini poteri e costituirvi Suo Vicario, degnisi Vostra Santità gradire l'umile omaggio d'un libro scritto col pensiero di contribuire, benchè in minima parte, ad attuare il programma del Vostro Pontificato: instaurare omnia in Christo.
Se l'opera non è troppo inferiore alle intenzioni che m'indussero a scriverla, prego V. S. a degnarsi di accogliere benignamente quest'umile testimonianza della mia perfetta obbedienza alla Santa Chiesa, alla Sede Apostolica e alla sacra Persona del Sommo Pontefice.
E di volere, Beatissimo Padre, nella Vostra bontà accordare all'umilissimo e obbedientissimo servo e figliuolo di V. S. la benedizione Apostolica.

Enrico Delassus
Prelato domestico di S. S.

S. Santità gradì quest'omaggio e fece scrivere all'autore

Ill.mo e R.mo Signore,
Il S. Padre ha ricevuto l'esemplare che V. S. Ill.ma gli ha trasmesso del suo libro intitolato: Il Problema dell'ora presente.
S. Santità, a motivo delle sue molteplici e continue occupazioni, non ha potuto ancora leggere il lavoro di V. S., ma non vuol tardare a ringraziarla per mezzo mio dell'omaggio che ha voluto offrirle.
L'Augusto Pontefice si compiace di rinnovare a V. S. l'espressione della sua paterna benevolenza aggiungendovi la benedizione apostolica ch'Essa m'incarica di trasmetterle.
Dal canto mio, approfitto volentieri di quest'occasione per dirmi, coi sentimenti di sincera stima, di V. S. Ill.ma devotissimo servo.

R. Card. MERRY DEL VAL
Roma, il 15 agosto 1904

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Rev.mo Signor Arciprete,
Lodo altamente la bella idea di tradurre in italiano l'opera classica di Mons. Enrico Delassus intitolata Le Problème de l'heure présente, certo che tale pubblicazione riuscirà opportunissima.
In tempo di guerra giova immensamente conoscere i piani del nemico, le sue mosse strategiche, lo scopo finale a cui dirige tutte le armi e tutto il grosso dell'esercito. Ora il libro da Lei tradotto, Rev.mo Arciprete, ci rende appunto questo importante servizio. Alla luce di documenti inoppugnabili esso discopre le arti subdole, i malvagi disegni di coloro che hanno giurata la distruzione della Chiesa, la rovina dell'ordine sociale e una lotta implacabile dell'umana ragione contro i diritti di Dio.
Sono certo che questo Libro farà del bene a tutti, ma specialmente ai molti illusi, che non guardano più con occhio diffidente il liberalismo - causa principale, sé non unica, dell'odierno conflitto - e sono tentati di chiamare esagerate perfino le accuse che si muovono contro la massoneria. Vedendo ciò che pretende la rea setta e a quali conseguenze disastrose conducono le dottrine moderne, vorranno finalmente ricredersi e con animo generoso rientrare nelle file dei cattolici militanti, per combattere colle armi della fede il comune nemico.
Felicitandomi di nuovo colla Signoria Vostra Reverendissima del lavoro compiuto, le auguro dal cielo ogni più eletta benedizione e con sincero affetto mi professo

Treviso, li 9 marzo 1905

Dev.mo nel Signore
+ Fr. ANDREA GIACINTO
Vescovo

Al Rev.mo Signore
D. NATALE REGINATO
Arciprete di Santa Bona.

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INTRODUZIONE ALLA PRIMA EDIZIONE

Il pensiero che diede origine a questo libro fu quello d'indagare la natura del male che travaglia la presente società, e di vedere se vi sia per essa speranza di guarigione.

I lamenti sono unanimi e si levano da tutte le classi sociali, formando un grido che sembra annunziare le peggiori sventure.

"Noi siamo nella miseria" gridano gli operai" ed i più informati di essi aggiungono: "I ciarlatani, ai quali abbiamo dato ascolto, invece di trarcene fuori, vi ci cacciano dentro più di prima".

"Noi andiamo in rovina" dicono ad una voce gli agricoltori, gl'industriali e i commercianti. Essi veggono avvicinarsi il momento in cui sarà loro impossibile di soddisfare alle esigenze degli operai, nelle condizioni lor fatte dal fisco, dalla legislazione, dalla concorrenza mondiale, ed a quelle stesse che si fanno essi medesimi coll'andamento della loro vita.

"Noi corriamo alla bancarotta" dicono gli uomini di Stato. Le spese pazze e corrompitrici che aumentano di anno in anno, ingrossano i bilanci (budgets), moltiplicano gl'imprestiti e portano il debito pubblico a tale altezza da produrre l'ultimo sfacelo.

Questa rovina dello Stato e dei privati non è il nostro male maggiore. Piaga di denaro è guaribile; ma noi siamo colpiti in tutto ciò che costituisce le forze vive della società.

La sovranità non esiste più, essa è andata a perdersi nei fondi popolari.

Il sacerdozio è impacciato nella sua azione sociale ed anche religiosa; è avvilito agli occhi del popolo che dovrebbe educare, nobilitare, santificare; è asservito allo Stato, che quando vuole gli ritira il pane, o lo compra coi suoi favori.

La magistratura si è lasciata corrompere, e l'esercito si è pur lasciato insultare e disorganizzare. Quale nazione può sussistere senza queste tre forze? Quella che le perde, si dissolve; gli elementi sociali si disgregano, e ben presto - è la storia di tutti i popoli che finiscono - le sue provincie cadono in mano delle nazioni vicine, che le assorbono nella propria loro vita.

Si deve dire che il male è ancor più profondo? Esso colpisce non solo la nazione, ma anche lo stato sociale; né questo si verifica soltanto in Francia. I tre fondamenti della vita sociale: la proprietà, la famiglia, la religione, sono scossi dappertutto, in tutta l'Europa, in tutto il mondo incivilito.

La religione cristiana non è solamente una fede nelle anime, essa è una società. "Tu sei Pietro - disse N. S. Gesù Cristo a Simone figlio di Giovanni - e sopra di te, Pietra, io edificherò la mia Chiesa". Tutto lo sforzo della congiura anticristiana oggi è rivolto a cancellare dallo spirito pubblico la nozione della Chiesa, società distinta, indipendente, provveduta di un regime che ha il compito di conservarla quale la fece il suo divino Autore. Si vuole che la Chiesa si perda nello Stato e dipenda dall'amministrazione civile.

I capi del governo affermano dalla tribuna esser questo il diritto; le mille voci della stampa ne fanno penetrare la convinzione in tutte le teste, e le mille braccia dei funzionari operano in tutto come se questo preteso diritto fosse divenuto una cosa già acquisita ed incontestabile. Preti e Vescovi non sono più agli occhi del governo che funzionari da lui nominati, trasferiti, stipendiati, dei quali giudica gli usi e gli abusi in ogni cosa, anche in materia strettamente religiosa. I fedeli non si stupiscono più; anzi si stupirebbero del contrario. La nozione della Chiesa, costituita dal divino Maestro in società autonoma, è già a tal segno perduta, che molti cattolici non vedono niente di meglio che chiedere per essa il diritto comune, cioè l'assorbimento della società religiosa nella società civile.

Nel pensiero della setta, la rovina della Chiesa cattolica si trascinerà dietro la caduta delle chiese separate, delle quali oggi essa si serve contro la Chiesa-madre. Sa, la setta, che le altre società religiose non sono che edifici in rovina, le cui parti rimaste in piedi non si reggono se non mediante l'appoggio che ricevono dall'edificio divino, e che crolleranno necessariamente se esso viene a cadere. Un alto personaggio lo diceva già a Vienna, nel 1859, parlando con don Pitra: "Una volta vinte le nazioni cattoliche dalle protestanti, basterà un soffio per fare sparire il protestantesimo", oppure, come Michelet scriveva ad Eugenio Sue: "Il protestantesimo è una pianta parassita che vive del succo del cattolicesimo. Quando l'avremo finita colla Chiesa cattolica, egli morrà da se stesso, o, se ve ne sarà bisogno, lo finiremo noi con un calcio del nostro stivale".

Ma la distruzione della Chiesa non lascerebbe il posto abbastanza sgombro e netto per la costruzione del Tempio massonico; perciò, alle grida contro la Chiesa, si aggiungono sempre le grida, non meno odiose contro l'ordine sociale, contro la famiglia e contro la proprietà. E non può essere altrimenti, perchè le verità di ordine religioso sono penetrate nella sostanza medesima di queste istituzioni.

La società riposa sull'autorità che ha il suo principio in Dio; la famiglia, sul matrimonio, che riceve dalla benedizione divina la sua legittimità e la sua indissolubilità; la proprietà, stilla volontà di Dio che promulgò il settimo e il decimo comandamento per proteggerla dal furto e dalle stesse cupidigie. Tutto questo si deve distruggere, se, come la setta ne ha la pretensione, si vuole fondare la civiltà sopra nuove basi.

Leone XIII lo ha constatato nella sua Enciclica Humanum genus. "Supremo intendimento dei framassoni - egli dice - è questo: distruggere da capo a fondo tutto l'ordine religioso e sociale qual fu creato dal cristianesimo, e sostituirvene un altro, consono alle loro idee, i cui principi e leggi fondamentali sono tratti dal naturalismo".

L'opera progredisce. La proprietà è molto minacciata, ed ha ormai ricevuto numerosi colpi; l'autorità civile è divenuta la tirannia del numero, che deve recare la dissoluzione della società nell'anarchia; e la Chiesa deve difendersi ad un tempo contro i nemici esterni che vogliono farla sparire, e contro quegli stessi suoi figli che si studiano di corrompere la sua dottrina.

Ogni uomo che si prenda a cuore i suoi interessi, quelli della sua famiglia, della sua nazione, dell'umanità, deve chiedere a se stesso: d'onde viene questo furore di distruzione, questa follia inconcepibile che agita la Francia, e, con essa, l'Europa e ben presto il mondo?

Questo libro dirà che ciò deriva:
1) Da un falso concetto del fine dell'uomo.
2) Da un'associazione internazionale che si è tolta il compito di propagare questo concetto e di trarne le conseguenze.
3) Dall'accecamento d'un grandissimo numero di cristiani, i quali, pur ammettendo teoricamente la dottrina della Chiesa intorno ai destini dell'uomo, si sforzano di conciliarla colla dottrina massonica, nelle sue conclusioni immediate, sebbene ne respingano le ultime conseguenze.

Nato col Rinascimento, questo falso concetto dei destini umani, fu accolto dalla Riforma, e la Rivoluzione ha voluto fondare sopra di esso una nuova costituzione della società. I suoi conati non fanno che rovinarla e giungeranno a sconvolgerla da capo a fondo.
Da queste rovine vedremo noi uscire una Rinnovazione? Ecco il gran problema dell'ora presente. Per darne una risposta interrogheremo le più grandi intelligenze del nostro tempo.
"Io non ho fatto altro che una raccolta di fiori stranieri, e di mio non ci ho messo che il filo per legarli insieme". Queste parole di Montaigne dicono la composizione e il carattere di questo libro. E un'inchiesta sullo stato a cui la Rivoluzione ha ridotto il mondo e sul suo avvenire. Un'inchiesta vale secondo il numero e il valore delle testimonianze; e dì qui la ragione delle numerose citazioni che vi si troveranno.

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SECONDA EDIZIONE

Questa seconda edizione dicesi "nuova". Infatti essa non è una semplice ristampa. Le correzioni e le addizioni fatte in tutte le sue parti l'hanno grandemente modificata.
Quattro capitoli mettono in una luce più completa i preparativi della Rivoluzione voluta e compiuta dalle società segrete. Quasi tutti gli altri producono nuovi fatti o nuovi argomenti.
L'Appendice è arricchita di molti documenti.
Si degni la Madre del divino Redentore continuare a favorire la diffusione di quest'opera, se essa può apportare qualche lume alle anime, e contribuire in qualche modo alla salute della società.

PREFAZIONE DELLA SECONDA EDIZIONE

La brevità dei tempo onde fu esaurita la prima edizione di un'opera la quale e per la sua mole e per la gravità delle questioni che vi sono trattate, sembrava dovesse allontanare il pubblico; gli elogi che ne sono stati fatti da persone appartenenti a tutte le classi del mondo intellettuale e sociale, come altresì dalle riviste e dai giornali più apprezzati dal pubblico affezionato alle tradizioni religiose e nazionali, indussero l'autore ad avvalorare le sue tesi, a colmare le lacune, a correggere i difetti.
Vi è egli riuscito intieramente? Non osa sperarlo. Le questioni sollevate sono così numerose e la maggior parte così complesse e delicate!
Ecco in poche parole ciò che distingue dalla prima la seconda edizione, oltre le aggiunte e le correzioni particolari.
Lo studio dell'azione massonica comincia da un'epoca più lontana. Eravamo partiti dai documenti consegnati da Gregorio XVI a Crétineau-Joly intorno all'Alta Vendita.
Ma, precedentemente al XIX secolo, la Corte di Baviera sequestrò dei documenti di pari importanza intorno all'Illuminismo. Essi servono a dare al nostro studio maggior ampiezza e certezza.
Si vedrà l'accordo che esiste tra le dottrine e i procedimenti di queste due società ultra segrete; e, volgendo lo sguardo a ciò che vediamo compiersi ai nostri giorni, si acquisterà questa convinzione più profonda, che i dolorosi avvenimenti ai quali assistiamo, dal punto di vista sia sociale, sia religioso, sono voluti, preparati e condotti, da quasi due secoli, all'ultimo fine che ora incominciamo a vedere.
Questo fine è il Tempio, costruzione politica, umanitaria e satanica, che nel pensiero dei capi supremi di tutte le società segrete, deve raccogliere l'umanità intera.
L'appendice del primo volume contiene molti nuovi documenti, segnatamente quelli intorno alla setta degli Illuminati e intorno alla Rivoluzione ed agli Ebrei.
Nel secondo volume, la questione della Rivoluzione è stata trattata più ampiamente; i nostri motivi di speranza sono stati avvalorati da nuovi argomenti, senza però dissimulare i nostri motivi di timore. Le condizioni d'una Rinnovazione sono state esaminate più profondamente, così nelle cause che le hanno impedite fin qui, come nei mezzi che si devono usare per ottenerla dopo la crisi spaventosissima che attraversiamo.
Gli Indici: indice delle persone e indice delle opere citate in questo libro, indice delle materie e dei capitoli, sono stati svolti e compilati con maggior cura.

Possa il Problema dell'ora presente, nella nuova condizione onde si presenta, meglio giustificare il giudizio che ne hanno fatto con molti altri:
Mons. H. Monnier, vescovo di Lydda: "E' un'opera dotta, documentata, considerevole, che dev'essere seriamente studiata e meditata da tutti gli uomini seri che si preoccupano della triste condizione della nostra società, che ne ricercano le cause e i rimedi".
S. Em. il cardinale Gennari: "La lettura attenta d'una tale opera non può non produrre frutti abbondanti; essa mostra, con scienza e profondità di vedute, la causa delle rivoluzioni moderne e ne indica saggiamente i rimedi".
Mons. de Cabrières: "Monsignore, voi avete indicate con mano ferma le vere tesi del problema sociale, sì doloroso per noi. Ne avete esposte le origini, segnalata l'importanza, constatate le conseguenze; e avete altresì indicato coraggiosamente in qual modo dovrebbe risolversi se non vogliamo essere testimoni della rovina irrimediabile del nostro paese".
Il signor de Marcère, ex ministro: "Ciò che costituisce di questo libro un'opera di prim'ordine e preziosa al nostro tempo, si è ch'esso riassume tutta la scienza storica e sociale dei tempi moderni, rischiarandola d'una luce viva e sovrabbondante".
Il signor Jeanniard du Dot: "Questo libro è destinato a conservare nella Fede tutti i ben pensanti che lo leggeranno: e, ciò che è molto più essenziale, a convertire una parte dei liberali che avranno il coraggio di aprirlo" (1).

(1) Le persone che desiderassero conoscere più largamente i giudizi dati sul Problema dell'ora presente, possono chiedere all'editore l'opuscolo in cui sono per la maggior parte riuniti. Esso verrà loro inviato gratuitamente.