2. Il romanzo socialista

 

Nel corso del XVI secolo e nella prima metà del XVII abbiamo incontrato a intervalli più o meno lunghi, a volte qualche decennio, a volte un secolo intero, delle opere d'ispirazione socialista. Verso la fine del XVII secolo e nel XVIII la situazione cambia, e si incontra una vera e propria marea di letteratura socialista.

Le concezioni socialiste sono alla moda e diventano una forza, così che in una maniera o nell'altra quasi tutti i pensatori dell'epoca ne subiscono l'influenza.

Nella corrente generale si possono distinguere due filoni: il romanzo socialista indirizzato al grande pubblico, divertente; e la letteratura socialista più austera, di contenuto filosofico e sociologico. Le origini di questi due filoni risalgono entrambe alle opere di More e di Campanella, ma verso la fine del 1600 si diversificano e ognuno assume un volto più specifico.

Il primo romanzo socialista tipico è la Storia dei Sevarambi, di Denis Vayrasse. Il primo tomo dell'opera, che rappresenta il modello più interessante di questo nuovo tipo letterario, uscì nel 1675. Nel romanzo troviamo avventure marittime, un naufragio, l'approdo su un continente sconosciuto, la descrizione della vita dei naufraghi. Alla fine questi incontrano gli indigeni e vengono a conoscenza dei loro originali costumi. Qui la forma stringata delle descrizioni di More e Campanella viene sostituita dalle vive impressioni del narratore, il capitano Sidaine. Quasi tutto il libro è occupato dalla descrizione del suo viaggio nel paese dei Sevarambi e di ciò che vi ha veduto. Solo le ultime dieci pagine contengono la descrizione del sistema statale ed economico del paese.

Lo Stato dei Sevarambi fu fondato dal persiano Sevarisse. Questi scoprì un continente, sul quale trovò delle tribù selvagge che vivevano in gruppi familiari e praticavano la comunanza dei beni e delle donne secondo un comunismo primitivo. Grazie a una serie di espedienti, egli riuscì a convincerli che era arrivato dal sole per comunicare loro le leggi e la volontà del dio Sole. Queste leggi furono accolte dal popolo e determinarono la struttura dello Stato.

Fu introdotta la religione del Sole, e si proclamò re del paese il Sole stesso. Questi designò poi un viceré scelto tra quattro candidati proposti da un Consiglio di alti magistrati. Il prescelto detiene il potere assoluto, limitato solamente dal diritto del Consiglio di dichiararlo irresponsabile. Sotto il viceré c'è una complessa gerarchia di funzionari in parte eletti dal popolo, in parte nominati dall'alto. Tutti questi funzionari godono di numerosi privilegi: possono avere più mogli degli altri cittadini, degli schiavi personali, delle abitazioni più lussuose, cibo e abiti migliori.

La maggior parte della popolazione (tutta gente ben fatta, bella) ha una vita felice e spensierata in città ben organizzate, dove vive in splendide dimore comuni. Un terzo della giornata lavorano sotto la direzione di funzionari, un terzo dormono e un terzo riposano.

Più in basso di loro sulla scala sociale si trovano gli schiavi privati e dello Stato che vengono inviati come tributo dai popoli sottomessi. Toccano a loro i lavori pesanti, le loro mogli servono da concubine ai cittadini e agli stranieri di passaggio.

Tutta l'economia è fondata sulla proprietà statale esclusiva: Sevarisse "ha soppresso il diritto di proprietà, togliendolo ai privati, caldeggiando che tutte le terre e le ricchezze del popolo appartenessero esclusivamente allo Stato, che potrà illimitatamente disporne, in modo che i sudditi ricevano solo quanto è stato loro assegnato dai funzionari" (329).

L'intera popolazione vive e lavora in comunità di mille persone, e abita in grandi case quadrate. Tutti i prodotti del lavoro vengono consegnati ai magazzini statali, in cambio di tutto ciò che è necessario. In particolare tutti ricevono un vestito standard, in cui solo il colore permette di distinguere l'età del proprietario.

"Lo Stato si preoccupa di tutto questo, senza pretendere tributi né tasse, e tutto il popolo, sotto la direzione dello Stato, vive in una felice agiatezza e nel riposo. Tutti i cittadini hanno l'obbligo di lavorare per provvedere lo Stato di riserve, ma anche per evitare che si ammutinino per il troppo benessere, o che si rammolliscano nell'inattività" (330).

Tutti gli indigeni si distinguono per la loro bellezza. Gli storpi vengono mandati in città lontane; così pure le donne sterili.

Il governo veglia attentamente che il paese resti completamente isolato dal mondo esterno, ciononostante i Sevarambi sono al corrente di tutti i progressi della scienza e della tecnica in Europa e in Asia. Ciò avviene perché delle persone istruite nelle scienze e nelle lingue si recano regolarmente in questi paesi ad apprendere tutto ciò che è utile prendere a prestito. Comunque essi hanno il divieto assoluto di raccontare del loro paese. Per essere sicuri che ritornino, sono lasciati partire solo quando lasciano in pegno non meno di tre figli.

La Storia dei Sevarambi ci dà anche un'idea di quello che sarà il romanzo socialista in seguito. Per questo narreremo solo in breve alcuni altri romanzi che illustrano vari aspetti di questo stile.

La terra australe (331) il cui autore, secondo Bayle, sarebbe Gabriel Foigny, un monaco lorenese oppure un nobile della Bretagna. Il romanzo uscì nel 1676; vi si descrive il viaggio nell'emisfero australe, nella quinta parte ancora sconosciuta del mondo. La terra scoperta dai viaggiatori è abitata da un popolo di androgini, gli "australiani". Tutta la loro vita si svolge nella più completa libertà. Ognuno agisce come gli detta la ragione. C'è un'unica legge secondo cui ognuno deve generare almeno un figlio.

Gli abitanti si trovano in uno stato d'innocenza, senza conoscere abiti, nessun tipo di governo, e le parole "mio" e "tuo". Tutti ricevono dalla nascita un'educazione assolutamente identica, che instilla sin dall'infanzia l'idea della loro più assoluta uguaglianza.

Le avventure di Telemaco, di Fenelon (332), uscì nel 1689. Ciò che rende curiosa quest'opera è che non esamina solamente il problema della società socialista ideale, ma si occupa anche delle fasi intermedie della sua realizzazione, il "primo" e il "secondo" stadio del socialismo. Alla ricerca dell'Odissea, Telemaco visita in particolare due comunità, Betik e Salento. A Betik la proprietà della terra è sociale; tutti i beni, terra, frutta, alberi, latte vaccino e caprino sono comuni. Quasi tutti gli abitanti sono contadini o pastori. Le arti sono considerate dannose; gli artigiani quasi non esistono. Per gli indigeni la felicità consiste nella frugalità, grazie alla quale non manca nulla a nessuno. Vivono in famiglie, in assoluta eguaglianza, senza alcuna distinzione.

A Salento il re Idomeneo, orgoglioso e dissipato ha condotto il paese alla rovina. Mentore ha istituito un nuovo regime che è uno stadio intermedio verso la collettivizzazione completa. La popolazione è suddivisa in sette classi, a ciascuna delle quali è prescritto un certo tipo di abitazione, d'abito, di cibo, di mobilio e la consistenza dei beni della famiglia. Rimane la proprietà privata della terra ma in misura limitata, nessuno infatti può possedere più terra di quanta è necessaria al suo mantenimento. Anche il commercio è ammesso.

La repubblica dei filosofi, ovvero La storia degli Ajaoiens, di Fontenelle, apparsa nel 1768. (333). Una tempesta getta alcuni viaggiatori su una terra sconosciuta che si scopre essere l'isola di Ajao. Un tempo gli Ajaoiens conquistarono questo paese, sterminarono gran parte della popolazione riducendo in schiavitù i superstiti. Tutta la produzione si basa sul lavoro servile. Gli schiavi abitano in caserme dove vengono rinchiusi la notte. Il loro numero viene tenuto sotto stretto controllo; un tempo i bambini in eccedenza venivano uccisi, ora vengono invece abbandonati sulle coste cinesi.

La popolazione libera vive in un regime di totale comunitarismo. "Mio" e "tuo" sono parole sconosciute per loro. Tutta la terra appartiene allo Stato, il quale ne regola la coltivazione, dividendo il raccolto fra le singole famiglie. Tutti sono obbligati a lavorare nei campi per un tempo determinato. L'artigianato si svolge secondo le stesse regole.

I cittadini sono obbligati a sposarsi, inoltre ogni uomo ha due mogli. I figli non sono educati dai genitori ma nelle scuole statali. Gli Ajaoiens non hanno culto, templi, sacerdoti e libri sacri. Essi adorano la natura come madre; non riconoscono alcun essere supremo, ma credono che tutto ciò che è vivo abbia una ragione. Ritengono che l'anima sia materiale mortale.

La Scoperta australe di un uomo volante, ovvero Il Dedalo francese: racconto molto filosofico. Di Rétif de la Bretonne (334), pubblicato nel 1781. La trama piuttosto complicata (una storia d'amore, l'invenzione di una macchina volante, la fondazione di un nuovo Stato nell'emisfero australe) culmina nella scoperta da parte di alcuni viaggiatori di una terra chiamata Megapatagonia, agli antipodi della Francia. La legge fondamentale di questo paese è la comunanza: "Senza l'uguaglianza assoluta non esiste virtù, né felicità", "che tutto sia comune fra uguali", "ognuno lavori per l'utilità comune" (335). Ogni giorno dodici ore sono consacrate al lavoro comune, e dodici al riposo e al sonno. I pasti sono presi in mense comuni. L'unica differenza ammessa riguarda l'età: il potere è in mano agli anziani.

Il matrimonio è temporaneo, vale un anno. In questo senso i sentimenti non vengono tenuti in gran conto: soltanto per meriti speciali si può scegliere in moglie la più bella ragazza. Il diritto della prima scelta compete agli anziani che hanno superato i 150 anni. In caso di gravidanza il matrimonio è sciolto. Le donne allattano i figli, poi li affidano nelle mani di educatori di Stato. I rapporti fra padri e figli: "In sostanza è come se non si conoscessero. I figli sono tutti i figli del popolo" (336).

Le rappresentazioni teatrali e la pittura sono vietate. "Noi vogliamo soltanto ciò che è reale, e il tempo ci basta appena a gustare i veri piaceri, senza darci pensiero di quelli inventati" dicono gli abitanti. Esistono tuttavia la musica e il canto, che celebrano i grandi uomini, i piaceri e l'amore. Cantare in versi qualsiasi altro argomento è vietato.

La morale di questa società si compendia nella ricerca del massimo piacere possibile: "Sbarazzatevi di tutti i sentimenti spiacevoli; utilizzate tutto ciò che dà legittimo piacere, senza debilitare e saziare troppo gli organi!" (337). "Ma ciò che più di tutto rafforza la nostra sana morale è che ogni problema etico sfugge ai capricci dell'individuo. In grazia della nostra uguaglianza e della nostra comunitarietà, la morale corrente è unanime e pubblica" (338).

La sostanza della religione è così definita: "Servirsi dei propri organi così come ci sono stati forniti dalla natura, senza farne cattivo uso o trascurarli" (339). Alla domanda sui templi rispondono indicando il cielo e la terra; adorano come divinità il Sole e la Terra, padre e madre di tutti.